Blog di Gennaro Gelmini

C'era una volta un Parroco...
Non è più di moda scrivere così.
Ma fammi scrivere come voglio!
C'era una volta un Parroco, in un periodo che nessuno prendeva i voti, intesi per diventar Prete, un Parroco tuttofare, con 5 Parrocchie da cui badare, 5 perché una si era già inglobata anni prima, quindi sarebbero state pure 6.
Tra campagna e città, il Parroco sapeva che lo chiamavano ad officiare le Sante Funzioni soltanto perché non avevano di meglio da mettere, che ormai pure le confessioni si svolgevano on line su computer, senza badare magari a chi non ce lo avesse, pur sempre mantenendo la privacy, finché tutti sapevano tutto di tutti, o credevano di saperlo.
Chissà perché, poi le elemosine diminuirono, nemmeno i ragazzi che fumavano in piazza davano più qualcosa, avendo trovato un altro giro.
Nemmeno le Benedizioni nelle case si facevano più, ordine superiore era che i Fedeli andassero in Parrocchia a chiedere Benedizioni si, ma a distanza, venendo a mancare un'altra cospicua somma di offerte.
Si lasciava l'acquasantiera vuota, ma non era certo un risparmio di cui poterne tenere conto, mentre sul gel si risparmiava senza ulteriori spese, eppure c'era poco per poter andare avanti.
Finché, come succede in questi casi, arrivò il giusto benefattore, dando i fondi in cospicue somme di denaro, volendo elargire ciò affinché si promuovesse la gioia nel quotidiano e anche la contentezza per la vita.
Si, si, certamente disse il Parroco, accettando le somme a progetto delle opere buone, Parrocchia Felicità la chiamavano, dove non mancavano mai le Feste in onore dei Santi.
Col tempo, tante le opere che il Parroco potè compiere, la "Parrocchia Felicità" era un punto di ritrovo stabile per giovani e meno giovani, credenti e non credenti, politicanti e non politicanti, ognuno voleva la sua fetta di torta.
Ma un giorno uscì allo scoperto il fratello del Parroco, reclamando indietro il denaro che diceva aveva donato lui, mentre il Parroco sapeva benissimo che costui non avrebbe mai donato alcunché, era solo un modo per prendersi le finanze della Parrocchia, giammai!
Fortuna, non diede più fastidio, il Parroco ipotizzò doveva essere stato minacciato dal vero benefattore, un tipo che voleva il suo spazio, senza lasciarsi mettere i piedi in testa da nessuno.
La Parrocchia era diventata un'officina felice, il Parroco era riuscito nella sua amministrazione.
In bel giorno suonò il campanello, la perpetua aprì e si presentarono 2 figure, di un uomo e di una donna a quanto sembrava, l'uomo elegante in giacca e cravatta e la donna con un foulard sui capelli, come a celare quanto fosse bella, dicendo di essere loro i principali benefattori della Parrocchia.
"Lo so benissimo" rispose il Parroco, facendoli accomodare i salotto e dilungandosi in tutte quelle buone opere che aveva compiuto, amore per la vita, gioia, un'oasi felice in tanto umano deserto, un'immensa allegria e partecipazione alle Feste per tutti i cittadini e i compaesani, per la giusta gloria.
"Si, sappiamo anche noi" e finalmente si presentarono come il Diavolo e la Signora Morte, dicendo che d'altronde "non possiamo essere tutti maschi!"
"Signora o signorina?" chiese il Parroco.
"Vedova" rispose il Diavolo.
"Ah, capisco", rincuorò il Parroco.
"La gente deve vivere con più tenacia, aggrapparsi ai valori della vita, ultimamente è un mortorio, per questo abbiamo donato" disse la Morte.
"La gente deve essere custode della giustizia, dell'onestà, con lungimiranza e serenità, per questo abbiamo donato, se non avessimo voluto, non avremmo donato" disse il Diavolo.
I 2 se ne andarono, raccomandando che sarebbero tornati presto, il Parroco li accomiatò alla porta fiducioso, che avere dei benefattori che arrivano al momento giusto e sui quali poter contare era un vanto per lui.
Il mio primo romanzo, Gennaro Gelmini al 24 marzo 2023.
Nella foto: rappresentazione devozionale di Maria Santissima da piccola.

Alberi imponenti, natura potente, è crescito spontaneo il giardino segreto, senza che nessuno decidesse quale potatura apportare, quali alberi tenere, che in questa zona di selvicoltura, la coltivazione degli alberi per farne legna da ardere, avvantaggia quelli a più rapido sviluppo, invece qui ogni albero cresce come vuole, nelle forme più bizzarre, a folletto dei boschi, a candelabro, alberi contorti ma sani, mai affetti da avvitamento del tronco, dovuto a selezioni umane che guardavano alla bellezza della pianta, senza tener conto che coi decenni l'albero si potesse avvitare nel vero senso della parola, con un tronco che invece di portare direttamente verso l'alto la linfa, la fa girare in tondo, formando dei rigonfiamenti sul tronco che lo fanno rassomigliare ad una vite, qui nulla di ciò accade, le piante si sviluppano naturalmente, enormemente.
Passeggiando, già sanno chi sono io, è un dono il giardino segreto, di chi sa già chi sei, devo raccogliere un po' di terra per le patate sul balcone, sono libero, Gennaro Gelmini e ognuno di voi, il giardino segreto c'è per chiunque lo sappia trovare.